Il teatro del Mediterraneo (Cap.I): la Regia Aeronautica.






IL MEDITERRANEO

Il "Teatro del Mediterraneo" nella seconda guerra mondiale, è una delle zone operative dove le opposte fazioni, diedero vita alla più alta mole di operazioni navali, aeree e terrestri dell'intero conflitto. La posizione era strategicamente di vitale importanza per ambo le parti, all'inizio sottovalutata dalla Germania che dal canto suo era interessata ai territori dell'est per impadronirsi delle immense risorse naturali dell'Unione Sovietica, e ai territori situati ad ovest per la conquista della Gran Bretagna e della Francia, ma poi si dovette ricredere inviando nel 1942 la X° Fliegerkorps in aiuto dell'alleato che si trovava in difficoltà. L'italia invece voleva innanzitutto consolidare le proprie colonie ed ottenere conquiste territoriali in Egitto e Libia, così da poter ricongiungere i territori dell' A.O.I. altrimenti condannati al completo isolamento dalla Madrepatria.
Per gli alleati francesi si trattava di proteggere il loro "Impero Coloniale" che comprendeva Libano e  Siria in Medio Oriente, Algeria, Tunisia, e Marocco nel nord Africa. Per gli Inglesi il problema era logistico, tattico e strategico: per loro era un importante via di comunicazione poichè il passaggio per il canale di Suez apriva la rotta verso l'estremo oriente (essi controllavano già lo stretto di Gibilterra), e in oltre perdere l'Egitto avrebbe significato perdere a sua volta, i campi petroliferi del Medio Oriente. Ma l'ago della bilancia dell'intero conflitto nel Mediterraneo fù Malta.

IL TEATRO DEL MEDITERRANEO


Capitolo I

La presa di Malta e la risposta dell'Asse all'operazione "Torch"

Già dall' entrata in guerra dell' Italia nel giugno del 1940, Malta aveva acquisito un ruolo strategico importantissimo: era posta al centro del Mediterraneo, in mezzo alla rotta usata dai convogli italiani per approvvigionare le truppe in Libia, ed era la via più breve tra il Regno Unito e le sue truppe in Egitto attraverso lo stretto di Gibilterra e il canale di Sicilia. La Regia Marina all'inizio presidiava tutta la zona, ma sottovalutò l'importanza di occuparla creando una "piazzaforte" italiana, quindi deviò l'interesse verso le zone della Libia attuando una strategia difensiva più che altro. i britannici una volta palesatosi il fatto che non vi era alcun interesse specifico italiano ad occupare Malta, decisero di rinforzare man mano l'area fino a trasformarla in una base per le loro unità aeree e navali ed una efficace "testa di ponte" per porre in essere l' Operazione Torch dell' 8 novembre 1942 permettendo agli Alleati di sbarcare in Algeria, Tunisia, Marocco. Le forze di terra di ambo le parti erano ridotte allo stremo -  l'Afrika korps del Generale Rommel sapeva dare testa alle truppe Alleate ma sia gli italiani che i tedeschi incominciavano a perdere terreno e forza. Lo scenario che si presenta a questo punto vede sia gli Alleati che l'Asse impegnati a rinforzare le loro posizioni,  si manifesta la necessità di creare vie di collegamento per rifornire le truppe, anche di beni di prima necessità. L'azione risolutiva da ambo le parti fu unica e sola: "impedirsi" gli approvvigionamenti.
La risposta dell'Asse non si fece attendere, la Regia Aeronautica e la Luftwaffe - corsa in aiuto visti i risultati in Africa settentrionale -  contavano di un discreto numero di aeroplani sia da trasporto grazie proprio all'apporto della Luftwaffe, sia da bombardamento e da caccia. Erano basati in Sicilia e la posizione dell'isola permetteva azioni mirate e decisive. L'Inghilterra di contro incominciava a rafforzarsi su Malta ma la situazione gli si rivoltò contro:


dall' alto comando dell'Asse si capì che bisognava attuare una serie di pattugliamenti sul canale di Sicilia e mediante aerosiluranti e attacchi programmati, distruggere ogni convoglio Alleato che fosse passato nel Mediterraneo centrale e orientale. Poi conquistare Malta sarebbe stato come acquisire un vantaggio enorme sull'avversario. L'operazione entrò nel vivo tra il 2 e il 16 giugno: un convoglio inglese con nome in codice "Harpoon" costituito da 6 mercantili salpato da Gibilterra con la scorta di navi da guerra comandate dal viceammiraglio Alban Curteis, venne attaccato da forze aeree dell'Asse e messo a dura prova dai sommergibili italiani, sul canale di Sicilia, per poi essere definitivamente decimati dagli incrociatori dell' Ammiraglio Alberto Da Zara verso Pantelleria, solo 2 mercantili riuscirono ad arrivare su Malta mentre la scorta subì grosse perdite. Un secondo convoglio con nome in codice "Vigorous" salpato da Alessandria fu costretto alla ritirata dagli incursori della Regia Aeronautica, non portando sull'isola il suo carico indispensabile, così fu pure per un ulteriore altro convoglio "Pedestal" ed altri  ancora ebbero la stessa sorte. Questa serie di azioni furono un gran successo all'inizio per l'Asse, ma a lungo andare stremò uomini e mezzi, la Regia Marina per esempio,  anche se aveva dato il fatto suo agli avversari aveva comunque perso qualche unità di cui alcune importanti come l'incrociatore "Trento", durante lo scontro con la scorta del Vigorous. I pezzi di ricambio degli aerei e i vari rimpiazzi tardavano ad arrivare per mancanza di una vera e propria organizzazione, e la Luftwaffe dal canto suo era giustificata in quanto massicciamente impegnata su altri teatri operativi. 

GLI AEREI DELL'ASSE SUL MEDITERRANEO

Possiamo dire che i punti deboli della Regia Aeronautica erano l'organizzazione e la logistica troppo "burocratizzata" , al momento dell' entrata in guerra, l'intera 2° Squadra Aerea venne trasferita in Sicilia, e poteva contare oltre che su di un esiguo numero di aeroplani, e su quello che oggi viene chiamato - "Il capitale umano" : il pilota della Regia Aeronautica era coraggioso, capace, umile - forse anche troppo - e sufficientemente addestrato per poter fronteggiare il nemico. Gli aeromobili in dotazione erano affidabili ma a confronto con quelli in dotazione agli Alleati risultavano essere antiquati, solo pochi modelli potevano avere scontri alla pari come l'M.C.205 ma tardavano ad essere presi in carico dai reparti di prima linea e addirittura, alcuni, mai consegnati per eccessiva prudenza da parte delle alte sfere, perchè ritenuto ancora in fase sperimentale, e comunque l'industria non era in grado di produrre molti rimpiazzi. La Luftwaffe invece contava su mezzi molto potenti ed efficaci, invio in Sicilia la X Fliegerkorps dotati di FW190 e Me109 ma i reparti dovettero pagare un tributo molto pesante, data la scarsa disponibilità italiana di caccia idonei i reparti di "109" e di "190" subirono moltissime perdite. Il protagonista dei successi dell'Asse sui convogli inglesi è sicuramente il Savoia - Marchetti SM79 "Sparviero". Nelle quotidiane missioni sulle rotte che conducevano i britannici su Malta e in Egitto lo Sparviero trovò un larghissimo impiego come silurante, come bombardiere, come ricognitore. I cargo che portavano tutto il necessario per sostenere la difesa dell'isola e i beni di prima necessità non ebbero vita facile contro gli aerosiluranti italiani del 30° Stormo dislocato a Sciacca o degli Sparvieri del 36° Stormo di Castelvetrano.
Savoia - Marchetti SM79 "Sperviero"

I combattimenti avevano luogo quasi sempre nelle acque antistanti l'arcipelago maltese, i rifornimenti divennero via via un problema sempre più gravoso per la Royal Navy. L' Italia fu tra le prime nazioni a sperimentare la tecnica di aerosiluramento - approfondiremo l'argomento con altri articoli dedicati all'argomento che sembra molto interessante - le tattiche prevedevano  l'attacco sul lato della nave nemica, spesso dopo che il bersaglio era stato già attaccato da bombardieri in picchiata, che preventivamente avevano danneggiato la contraerea, ed in coordinazione con un analogo attacco dal lato opposto, in modo da impedire che l'unità attaccata potesse disimpegnarsi, virando di bordo in maniera veloce. Se l'attacco andava a segno però i danni potevano essere notevoli, di solito si mirava sugli organi di governo o gli assi delle eliche. Per ulteriori approfondimenti  Buscaglia, Mito e leggenda! articolo pubblicato nel 2009.




Armieri preparano un siluro per l'azione sul Mediterraneo (Sciacca 1941)

Stessa situazione a colori , molto raro vedere queste immagini.

Un SM79 del 30° Stormo scortato da un Messerschmitt Bf 110D-3 del III/ZG 26 basato a Gela (1941)

Per ulteriori immagini sull'Aeroporto di Sciacca che ebbe un ruolo strategico importante in questa fase della guerra vi rimando ad un bellissimo sito dove si possono visionare delle splendide foto dell'epoca: il sito lo trovate a questo indirizzo  www.sciaccaunavolta.altervista.org  da visitare.


Le missioni degli aerosiluranti venivano spesso effettuate di concerto con i reparti della caccia del 1° Stormo basati in Sicilia, o dalla Sardegna, all'inizio le squadriglie e i gruppi erano equipaggiati con i veterani CR42 "Falco" prodotti dalla FIAT. Reduci dalle campagne contro la Francia e la Spagna di qualche anno prima, erano già obsoleti quando l'Italia entrò in guerra nel 1940. Ma anche se vecchio, le sue indubbie doti di "buon incassatore" furono ben apprezzate dai piloti che diedero filo da torcere ai Gloster Meteor inglesi.

A questo biplano figlio del suo tempo, ma robusto ed affidabile,  vennero assegnate molte missioni di scorta agli aerosiluranti, successivamente come bombardiere in picchiata contro le unità navali nemiche: la tecnica venne ideata dall'allora generale Urbani comandante dell'Aeronautica della Sardegna, pensò di equipaggiare i "Falchi" con delle bombe da 100 Kg , essi dovevano dare un colpo iniziale alle unità navali e poi sarebbero stati gli "Sparvieri" a finire il lavoro. Questa tecnica venne usata anche durante la così detta "Battaglia di mezzo giugno" quando il 14 giugno del 1942, otto CR42 del 24° Gruppo basati in  Sardegna, equipaggiati con bombe alari, si avventarono contro un convoglio inglese, malgrado la fortissima resistenza delle unità inglesi i CR42 riuscirono a quasi centrare la portaerei "Argus" danneggiandola. Anche se le missioni giornalmente portavano dei successi nelle fila dell'Asse le perdite furono ingenti, man mano i Falchi vennero rimpiazzati da macchine molto più moderne, ed essi furono relegati a compiti marginali come la ricognizione e la caccia notturna, ma facendosi sempre onore. L'eredità della caccia venne acquisita dai Macchi/Castoldi MC 200 "Saetta" che di contro partivano da una concezione "stilistica" ben diversa e decisamente più moderna: innanzitutto era un monoplano ad ala bassa - che può essere un vantaggio per la manovrabilità, ma uno svantaggio per la stabilità - ma i nostri piloti seppero domarlo senza particolari problemi, anzi eccelleva nel combattimento manovrato contro gli Hurricane inglesi. La propulsione era affidata ad un valido FIAT -  A. 74 RC.38 radiale con 14 cilindri a doppia stella raffreddato ad aria con una potenza di 840 cv. e  armato con 2 mitragliatrici Breda cal. 12,7 da 370 colpi per arma. Vi era una versione cacciabombardiere l'MC200 CB che si differenziava dal precedente per gli attacchi subalari dove agganciare 2 bombe (1 per ala) fino a 160 Kg oppure due serbatoi da 150  litri.

Alcuni esemplari di "Saette" che operarono in Sicilia.
Il primo da sinistra è l'aereo del grande asso Franco Luchini.
Appena usciti dalla linea, furono consegnati al 1° Stormo e al 54° Stormo e da subito nel 1940 ottennero il battesimo del fuoco sui cieli appena fuori Augusta, in Sicilia, abbattendo un Sunderland inglese. Con l'arrivo della X Fliegerkorps della Luftwaffe ebbero il compito di scortare i Ju87, altrimenti scortati dai più vulnerabili Stuka, che non avevano una buona protezione contro gli Huricane.

Bellissima immagine a colori di un Saetta in una tipica scena operativa tra gli uliveti della Sicilia.

Sempre un Saetta  in volo sulla Sicilia.

Giunti a questo punto, la situazione diventa quasi "kafkiana" il predatore diventa preda: in nord Africa la situazione non era buona per quanto riguarda le forze di terra, le truppe dell'ACIT (Armata Corazzata Italo Tedesca) si ritiravano dalla Libia e le unità di Rommel perdevano potenza di fuoco contro le truppe Alleate. I combattimenti sul deserto avevano sfiancato uomini e mezzi ed inoltre mancavano munizioni, ricambi e beni di prima necessità. In queste condizioni precarie era praticamente difficile azzardare anche una minima opposizione. I mezzi navali ed aerei dell'Asse che fino a qualche mese prima erano stati impegnati per i massicci attacchi ai rifornimenti inglesi, adesso erano impegnati per la difesa, questa volta, dei "loro" convogli diretti in nord Africa per garantire i rifornimenti alle truppe della 1^ Armata italiana e la 5^ Armata tedesca, ormai costretti ad una situazione di stasi totale, soprattutto in balia degli Alleati, che intanto consolidavano le loro posizioni in Algeria, Tunisia e Marocco. Gli inglesi approfitando dell'atteggiamento rinunciatario della Regia Marina che quasi lasciava passare indisturbati i convogli nemici verso Malta, riuscì a costituire una divisione di incrociatori dislocata a La Valletta e nel contempo una seconda divisione schierata nel porto di Bona. Inoltre cresceva la potenza aerea grazie ai reparti da caccia imbarcati sulle portaerei, furono costruiti radar e batterie contraeree su tutta l'isola, Se all'inizio del 1942 l'Isola era ancora  un piccolo puntino indifeso sul Mediterraneo, già nel Novembre dello stesso anno era diventata una vera e propria fortezza inespugnabile. La superiorità d'attacco Alleata divenne talmente imponente che ormai per le forze dell'Asse il tratto di mare che separava la Sicilia dalla Tunisia fu detto "La rotta della morte" . Ormai erano gli Alleati che colpivano duramente i convogli dell'Asse decimandoli, in più i bombardieri americani che decollavano dagli aeroporti in Algeria e Tunisia - e anche dalla Libia visto che via via, gli italiani ormai  perdevano terreno -  colpivano i porti tunisini in mano all'Asse, riducendo drasticamente le capacità di scarico. Questa situazione divenne insostenibile per gli italo tedeschi, quindi ciò li indusse ad escogitare un piano bizzarro ma efficace: ormai era come se gli inglesi giocassero al tiro al bersaglio contro le navi del'Asse con conseguenti enormi perdite, si decise di pianificare una serie di rifornimenti per via aerea.
La Regia Aeronautica disponeva di un numero inadeguato di aerei da trasporto, ma erano i validi Savoia- Marchetti S.M.82 si decise di integrarli con degli S.M.75 provenienti dalle linee civili, ed una piccola aliquota di antiquati ma affidabili S.M.81.
Savoia Marchetti SM.82 “Marsupiale” della 604a Squadriglia Trasporti
(disegno di Richard Caruana) www.alieuomini.it e www.aerostoria.blogspot.com
Savoia - Marchetti S.M.81 "Pipistrello" dell'Ala Littoria


Savoia - Marchetti S.M.75

La LUFTWAFFE in soccorso all'Italia e all Afrika Korps come abbiamo visto, inviò circa 300 aerei da trasporto quali gli Junkers Ju52, Ju290, ed il gigantesco ma vulnerabile Messerschmitt Me323 "Gigant". Lo schieramento dei mezzi da trasporto , possiamo dire che era buono, i mezzi erano affidabili e con una capacità di carico enorme, alcuni un pò antiquati per quanto concerne i velivoli  della Regia, ma adatti per il "lavoro" da compiere.

Me323
Vista del Me323
Vano carico del Me323

Ju290

Ju290
Ju52

Ju52 in volo

Ju52 in una rarissima immagine a colori.

Le forze della S.A.S (Servizi Aerei Speciali) e coadiuvati dalla II Luftflotte avevano un'organizzazione particolare: erano costituiti come organismi militari a tutti gli effetti ai quali erano affiancati reparti dell'aviazione civile, provenienti dall' Ala Littoria , L.A.T.I. (Linee Aeree Transcontinentali Italiane), e Aviolinee Italiane. Queste in quanto linee commerciali conservarono la gestione commerciale delle linee rimaste in esercizio in patria, mentre tutto il personale e i velivoli  che furono "militarizzati" erano alle dipendenze del Nucleo Comunicazioni alle dipendenze del comendo dei S.A.S. Grazie alla scorta della caccia riuscirono a compiere missioni di trasporto con regolarità e continuità in Africa Orientale Italiana fornendo alle truppe operanti nella zona , mate­riali, uomini e mezzi di necessità ed ur­genza. Come vedremo nel II capitolo di questa storia essi diedero un contributo dal punto di vista del coraggio e della professionalità impareggiabile, ma pagando un tributo pesantissimo.

S.M.82 della LATI
S.M.75 dell'ALA LITTORIA

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