Missione impossibile: attaccare le Bahrain.



Verso la fine del 1940, venne progettata una missione che nessuna altra forza aerea del conflitto mondiale si sarebbe mai sognata di compiere: l'obbiettivo era un puntino piccolissimo sul Golfo Persico, ma dal valore strategico immenso, ossia impedire i rifornimenti dell' Esercito inglese nell'Africa settentrionale. Vennero impiegati pochi mezzi e pochi uomini ma dal coraggio e la determinazione pari ad un' intera armata. Partirono da Rodi nel Dodecaneso italiano, coi loro velivoli per raggiungere - dopo un volo estenuante di migliaia di chilometri - l'arcipelago delle Bahrain, una superficie di 750 km² , per scrivere uno dei più grandi capitoli della storia dell'aviazione italiana e mondiale.


La Regia Aeronautica dell' Egeo.

Le Isole del Dodecaneso appartenevano all' Italia già dal 1912, quando la Regia Marina occupò Rodi e tutte le isole dell' area che appartenevano alla Turchia. Quest' ultima costretta alla resa da un estenuante lotta impari contro le forze italiane, firmò la pace di Losanna nell' ottobre del 1912, riconoscendo all' Italia il possesso della Tripolitania e della Cirenaica impegnandosi a far cessare le ostilità. L'Italia conservò il gruppo di dodici isole Egee in garanzia degli accordi.
Il Comando Aeronautica dell' Egeo viene istituito ufficialmente il 1° marzo del 1937,  il comando passò al gen. Umberto Cappa succeduto al col. Ezio Padovani nel 1940. Data la dislocazione geografica dell'area, incuneata nel Mediterraneo orientale di influenza inglese, la Regia dell' Egeo, seppe dare il "fatto suo" ai rifornimenti e alla flotta navale inglese che si dirigevano verso Malta e la Cirenaica una sorta di "spada di Damocle" che pendeva sui comandi britannici. Svolse un ruolo importantissimo nella battaglia navale di Punta Stilo nel luglio del 1940 anche se dal punto di vista tattico la Marina mancò di coordinazione nei confronti dell'Aeronautica, partecipò all' invasione della Grecia e della Jugoslavia nel 1941, all'invasione di Creta nello stesso anno, alle audaci incursioni sulla Sirte del 1941 - 42, fu un vero e proprio baluardo nelle battaglie aeronavali contro i convogli inglesi sino al settembre del 1943, ed effettuò importanti e coraggiosissime azioni di bombardamento strategico in Iraq, fino a compiere la più incredibile missione di tutto il conflitto la "missione Bahrein".

Le basi aeree della R.A. dell Egeo
Clicca sulla mappa per ingrandire.

 (Per ulteriori approfondimenti sugli argomenti rimando ai seguenti articoli di AeroStoria dove abbiamo già avuto modo di parlarne in maniera più dettagliata : Arte della Guerra aerea : Giulio Douhet pubblicato nel 2009 - Buscaglia . mito e leggenda! pubblicato nel 2009 - Règia Aeronautica, Cobelligerante o Nazional rapubblicana è sempre una grande storia da raccontare pubblicato dempre nel 2009)


La missione su Bahrein

Quando l'Italia entrò in guerra a fianco della Germania, il 10 giugno del 1940, si aprì un nuovo fronte di guerra per gli alleati: le truppe alleate erano dislocate in Libia e nell' Africa Orientale Italiana - A.O.I. - che corrispondeva all'odierna Etiopia, Eritrea, Somalia. Questa era una vera e propria situazione di minaccia per i possedimenti britannici in Sudan ed Egitto, in particolar modo il Canale di Suez che garantiva collegamenti più rapidi verso le colonie dell' India e dell' Estremo Oriente. Era una vera spina nel fianco per il Comando britannico, ma l'AOI aveva un punto debole: era isolata dalla Madrepatria, questo deficit aumentò in modo esponenziale verso la metà del conflitto, la Regia Marina poteva contare su poche unità per contrastare le più numerose unità britanniche, ma la Regia Aeronautica non aveva assolutamente nulla da invidiare alla R.A.F. ed era l'unica vera forza che poteva contrastare gli inglesi. Ma il tallone d'Achille era sempre e comunque il Canale di Suez controllato dagli inglesi, che tagliava completamente l'A.O.I. fuori dai rifornimenti e dai preziosi ricambi per gli aerei. Si era capito da ambo le parti, che la strategia migliore era quella di interdire i rifornimenti, l'ago della bilancia per una risoluzione erano i bombardamenti strategici alle vie di rifornimento avversarie.

La traversata che dovevano compiere gli SM82:
decollando da Gadurrà nell'isola di Rodi, attraverso Siria e Irak,
giungere nelle Bahrain e colpire Manama.
Per il rientro giungere in Eritrea e Massaua, ma non andò come vedremo.

Fu proprio dalle teorie di strategia aerea di Giulio Douhet che lo Stato Maggiore della Regia Aeronautica "Superaereo" elaborò un ipotesi che solo grazie alla tenacia di un brillante Ten.Col. della Regia Aeronautica, Ettore Muti, potè rivelarsi possibile, ossia, colpire le raffinerie di petrolio inglesi site in Manama a nord delle Barhain, sfruttando le basi aeree situate nel  Dodecaneso. Ettore Mutti accettò subito la proposta, il piano era però "azzardato": bisognava compiere una lunghissima traversata sul Mediterraneo Orientale, la Siria, l'Iraq e Arabia Saudita, fino ad arrivare sulle isole Bahrain e quindi Manama, i mezzi impiegati sarebbero stati 4 Savoia - Marchetti SM82 "sovraccaricati" di bombe e carburante in chè rendeva l'operazione molto rischiosa. A questa difficoltà oggettiva se ne aggiunse un' altra di natura politica, Muti era anche il segretario del P.N.F. e il Regime non poteva mettere a rischio l'incolumità del gerarca. Il Gen. Pricolo Capo di Stato Maggiore della Regia Aeronautica, esternò questa preoccupazione a Mussolini il quale con franchezza rispose: "Se Muti e i suoi pensano di potercela fare, lasciateli fare". Questa  conferma di autorizzazione e la conferma di fattibilità tecnica successivamente avallata dal Gen. Bernasconi - della Direzione Generale delle Armi -  diedero il via alle operazioni:
La notte tra il 18 e il 19 ottobre del 1940 decolla dall' aeroporto di Gadurrà nell' isola di Rodi una formazione di 4 SM82 del 41° Gruppo Autonomo con 3000 litri di carburante in più, e bombe a frammentazione da 15Kg ciascuna. Il comandante della formazione era il  Ten.Col. Ettore Mutti sul primo velivolo assieme al Cap. Mocci, e il Magg. Roma; sul secondo velivolo il capoequipaggio era il Col. Federici; sul terzo SM82 come capoequipaggio il Cap. Mayer, sull'ultimo il Cap. Zanetti. La visibilità era scarsissima infatti uno dei 4 SM82 perse il contatto visivo con la formazione restando indietro, intorno alle ore 02:00 del 19 ottobre i velivoli furono sopra le isole Bahrain 3 aerei sganciarono il loro carico dirompente sulla raffineria, il quarto velivolo rimasto separato dalla formazione sganciò per errore le bombe su Dhahran, senza provocare danni fortunatamente. I quattro bombardieri ripiegarono verso la rotta di rientro intorno alle 05:00 per dirigersi in Eritrea ed atterrare sull' aereoporto di Massaua. Giunti vicino la linea della costa, vengono avvertiti che Masaua e zone limitrofe a nord erano sotto attacco, i quattro decisero di dirottare verso l'aeroporto più vicino che era situato a Zula a circa 60 Km da Massaua, con un volo radente sul mare - per non essere intercettati dagli inglesi - alle ore 09:00 gli SM82 atterrarono a Zula con un autonomia di soli 30 minuti di volo. L'impresa fu compiuta!


L'ISola di Bahrain e l'obbiettivo Manama.


Il Velivolo : Savoia - Marchetti SM82.

Detto "Marsupiale" volò la prima volta il 30 ottobre 1939 il modello da trasporto, mentre il modello armato volò il 5 febbraio 1940, venne infatti concepito inizialmente, come aereo da trasporto pesante: poteva trasportare carichi pesanti ed ingombranti e fino a 40 uomini equipaggiati di tutto punto. Era il diretto discendente del SM75 la fusoliera era a due livelli, separati da una pavimentazione in metallo removibile all' occorrenza. Venne impiegato su tutti i fronti sia come velivolo da trasporto ma per esigenze belliche alcuni esemplari vennero convertiti in versione bombardiere ed armati con mitragliatrici. In occasione dell'occupazione italo-tedesca della Tunisia, come reazione all'Operazione Torch nel novembre del 1942, il "Marsupiale" venne impiegato massicciamente per rifornire le truppe dell'Asse in Africa, e successivamente per evacuare truppe e personale militare e civile, affrontando un numero soverchiante di aerei da caccia alleati, quasi sempre senza una adeguata scorta. L'estrema pericolosità delle missioni, in teatri che ormai erano caratterizzati dalla superiorità aerea delle forze anglo-americane, determinarono l'abbattimento di un numero elevato di velivoli, tanto che gli esemplari superstiti all'8 settembre 1943 furono circa una centinaia.


Savoia - Marchetti SM82 41° Gruppo BT
Uno degli aerei che prese parte al raid su Manama


Un altro SM 82 che partecipò al Raid.
Dopo fu consegnato al 149 Gruppo T. e vennero
disegnate le insegne bianche. 


Pianta alare dello stesso esemplare di sopra, si notino le insegne a rombi bianche.

CARATTERISTICHE TECNICHE:
  • Motore: Alfa Romeo A.R.128 RC.18
  • Potenza: cv. 860 a 1.800 m.
  • Apertura alare: m. 29,68
  • Lunghezza: m. 22,90
  • Altezza: m. 6,00
  • Superficie alare: mq. 118,60
  • Peso a vuoto: kg. 10.550
  • Peso a carico massimo: kg. 17.015
  • Velocità massima: km/h. 345 a 3.000 m.
  • Velocità minima: km/h. 122
  • Tempo di salita: 13’ 45“ a 3.000 m.
  • Tangenza massima: m. 6.000
  • Autonomia: km. 1.783
  • Armamento: 1 mitragliatrice da 12,7 mm. dorsale, 2 da 7,7 mm. (1 laterale destra, 1 laterale sinistra) nella versione “Armato” una terza mitragliatrice da 7,7 mm. ventrale 
  • Carico bellico: 4.000 kg. di bombe o spezzoni 
  • Decollo: m. 450
  • Atterraggio: m. 300
  • N. componenti equipaggio: 4
  • N. trasportati: 32
  • Progettista: Alessandro Marchetti

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