Charles Lindbergh "Spirit of St. Luis"

Tra i personaggi che hanno avuto un ruolo da protagonisti nel Novecento accanto a politici, scienziati, generali, scrittori e artisti di vario genere, un posto di tutto rispetto lo merita l'americano Charles Augustus Lindbergh. Il "trasvolatore pazzo", "l'aquila solitaria", come l'aveva soprannominato la gente ancorata alla solida realtà dei mezzi terrestri e forse timorosa degli orizzonti che il coraggioso aviatore stava dischiudendo, Lindbergh è uno di quegli uomini che hanno contribuito a cambiare il mondo, riuscendo ad unire continenti lontani e a conquistare altezze celesti. Erano le 7:52 del giorno 20 maggio 1927 quando, dopo 33 ore e 32 minuti di volo transatlantico, tagliato fuori da qualsiasi contatto, sospeso lassù nel cielo in balìa della stanchezza, di possibili guasti, sonno e umana paura, Charles Lindbergh planò a Parigi a bordo del velivolo "Spirit of Saint Louis" quasi fosse arrivato da Marte. Veniva dalla ben più terrestre, ma per allora molto lontana, New York. A quel tempo Lindbergh, nato il 4 febbraio 1902 a Detroit, era solo un venticinquenne pieno di sogni e con la passione per il volo desideroso di entrare nella Storia. C'è riuscito. Ma Charles non era esattamente uno sprovveduto. Aveva preparato la sua impresa con cura, studiando prima ingegneria applicata al volo e passando poi ad estenuanti ore di esercizi sull'aereo. Nel 1924 si arruola nell'esercito degli Stati Uniti per essere addestrato come pilota dell'esercito americano poi, animato da spirito di sfida e da un temperamento caparbio, decide di cogliere al volo l'occasione che poteva dargli la notorietà, di fornirgli i mezzi per realizzare l'avventura della sua vita. Tutto quello che Charles cerca ha il volto di un magnate, Raymond Orteig, proprietario di alberghi, il quale mette in palio una considerevole somma di denaro al primo pilota che fosse riuscito a compiere la traversata atlantica in solitaria. Lindbergh non ci pensa due volte e si affida alla Ryan Aeronautical Company di San Diego per produrre un aereo speciale, che gli possa permettere di compiere quell'impresa. Nasce così il mitico "Spirit of Saint Luis": nient'altro, a ben vederlo, che un velivolo di tela e di legno. Ci voleva del fegato a salire su quella cosa e Charles ne aveva da vendere. Così quella fatidica mattina "l'aquila solitaria" parte dall'aeroporto di Roosvelt, vicino a New York, percorre 5.790 chilometri e arriva dapprima sopra l'Irlanda, poi scende verso l'Inghilterra e infine atterra in Francia. La notizia della sua impresa intanto compie il giro del mondo, così che ad aspettarlo all'aeroporto parigino "Le Bourget" ci sono più di mille persone pronte a portarlo in trionfo. Finiti i festeggiamenti inizia la parata di premi e celebrazioni che lo incoronano eroe dell'aria. In seguito grazie ai soldi del Fondo Monetario del Daniel Guggenheim affronta un volo promozionale della durata di tre mesi sempre con il mitico "Spirit of St. Louis", atterrando in 92 città americane e concludendo la sua traversata a New York. La vita di Lindbergh così brillante ed esaltante nasconde però una tragedia consumata sul piano familiare. Celebre infatti è ormai il dramma che colpì Charles il 1 marzo 1932 quando suo figlio di due anni, Charles Augustus Jr., venne rapito e il suo corpo, malgrado il pagamento del riscatto, ritrovato solo dopo dieci settimane. Sconcertato e addolorato per questa tragedia Lindbergh emigrerà in Europa in cerca di pace e di una tranquillità che purtorppo però non recupererà più. Alla vigilia della II Guerra Mondiale viene richiamato dall'esercito americano e costretto a partecipare alle operazioni belliche come consulente dell'aviazione, lui che ormai non voleva aver più niente a che fare con questa pratica e tantomeno con la guerra. Dopo il conflitto Lindbergh fu comunque autore di un altro grande colpo di coda, seppur in un altro campo: ritiratosi dalla vita pubblica si dedicò all'attività di scrittore che gli valse addirittura il Premio Pulitzer nel 1954. Morì di tumore al sistema linfatico il 26 luglio 1974 a Hana, un villaggio delle Hawaii dove si rifugiò per una breve vacanza.

L'Impresa di Lindbegh e dello Spirit of St. Luis
Benché appositamente progettato per un volo da New York a Parigi, costruito a San Diego, California e pilotato da un aviatore di Detroit, fu battezzato Spirit Of St. Louis in conseguenza dei finanziamenti provenienti da questa città.
L'aereo, completato due mesi dopo la stipula del contratto, effettuò i primi voli di prova nei campi d’aviazione nelle vicinanze della fabbrica, per poi decollare, il 10 maggio 1927, per St.Louis. Da qui il giorno dopo partì per New York. Gli ultimi giorni prima del decollo furono effettuati ulteriori voli di controllo e collaudo, attendendo che l’ufficio meteorologico desse il via libera. Finalmente alle 07:52 (ora di New York) del 20 maggio Lindbergh poté decollare per Parigi. Dopo 33 ore, 30 minuti e 29.8 secondi atterrava felicemente all'aeroporto di Le Bourget presso Parigi, Francia. Il volo era stato compiuto ad una velocità media di 188 km/h. L’aereo, designato Ryan NYP (acronimo di New York-Parigi), fu progettato da Donald Hall delle Ryan Airlines, sulla base dei Ryan M-1 e M-2, monomotori ad ala alta per il trasporto di passeggeri e posta che avevano riscontrato un discreto successo in quegli anni. Lo Spirit of St.Louis manteneva la configurazione generale dei modelli di serie da cui derivava: struttura mista in legno e metallo; rivestimento in legno, tela e alluminio; ala alta controventata e carrello fisso.
Il record della prima trasvolata atlantica senza scalo ed il premio di 25.000$, messo in palio fin dal 1919 da Raymond Orteig, imprenditore appassionato di aerei e di voli pionieristici, erano conquistati.
Pochi giorni prima dell’arrivo di Lindbergh, l’8 maggio, dallo stesso aeroporto di Le Bourget, erano decollati per un tentativo di trasvolata Parigi-New York due famosi aviatori francesi, Charles Nungesser e François Coli. Dei due, a bordo del Oiseau Blanc, un biplano monomotore Levasseur L 8, non si ebbero più notizie.
L'aereo originale è attualmente esposto nell'atrio principale del National Air and Space Museum di Washington insieme al Bell X-1 a allo SpaceShipOne. Fu portato allo Smithsonian Institution dallo stesso Lindbergh nel 1928. Furono costruite diverse repliche, sia statiche che volanti, rendendolo il secondo aereo più "copiato" dopo il Flyer dei Fratelli Wright. La "Experimental Aircraft Association" ne possiede due esemplari, entrambi registrati con il codice originale, N-X-211. Altri esemplari sono esposti all'aeroporto di Lambert-Saint Louis, all'aeroporto di Minneapolis-Saint Paul e all'aeroporto di San Diego.

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